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Gradi Shaolin DuanPin: perché nel Kung Fu non può esistere un sistema unificato?

  • Immagine del redattore: Dario - Shi Long Yi
    Dario - Shi Long Yi
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Mettiamo subito le mani avanti: questo articolo non vuole essere polemico né puntare il dito contro una scuola o un’organizzazione in particolare. L’obiettivo è far emergere una questione storica e attuale del mondo del Kung Fu, una fonte di confusione che da sempre accompagna praticanti e curiosi.


Spesso – ahimé, quasi sempre – mi sono trovato in difficoltà davanti alla classica domanda: “Ma nel Kung Fu esistono le cinture?”, “Che cintura hai?”, “Ci sono i Dan?”. E quasi sempre la risposta ha lasciato chi ascoltava un po’ deluso, un po’ spiazzato. Perché dobbiamo essere onesti: nel Kung Fu non è mai esistito un sistema unificato di gradi o cinture. E il tentativo del Tempio Shaolin di proporre un sistema standard, il DuanPin, ha avuto un’accoglienza calorosa… ma risultati meno solidi del previsto.



L’introduzione delle Cinture in Occidente


Prima di tornare al nostro tallone d’Achille, facciamo un passo indietro: da dove arriva il sistema di cinture colorate che oggi consideriamo quasi naturale?

Il merito va a Mikonosuke Kawaishi, Maestro di Judo che tra gli anni ’30 e ’50 portò la sua disciplina in Francia. Osservando gli occidentali — più inclini a un percorso scandito da tappe visibili — Kawaishi intuì che il tradizionale sistema Kyu/Dan, introdotto dal fondatore del Judo Giapponese Jigoro Kano, non era sufficiente a motivare gli allievi europei. Ideò così il sistema cromatico delle cinture, rendendo tangibile l’avanzamento e l’impegno dei praticanti. Il sistema del Maestro Kawaishi risultò così efficace che venne adottato da Karate, Aikido, Taekwondo e dalle moderne arti da combattimento.



Kung Fu Shaolin Tradizionale: che gran disastro!


Amiamo il Kung Fu e ne celebriamo la sua tradizione millenaria. Ma dobbiamo ammetterlo: inutile mentirci, inutile essere di parte, per quanto amiamo la nostra arte e ne decantiamo le origini Tradizionali, sappiamo che i Maestri di Kung Fu hanno l'abitudine di modificare, migliorare, cambiare, togliere qui e aggiungere lì... alcuni con il solo scopo di vedere la propria foto attaccata sui muri delle palestre, altri con il puro intento di migliorare ciò che è migliorabile. Il risultato, però, è sempre lo stesso: la Tradizione si frammenta, le tracce si perdono, gli stili si moltiplicano.

E così si alimenta l’eterna disputa del “il mio stile è più efficace del tuo”, ignorando che spesso gli stili condividono la stessa origine e lo stesso lignaggio. Perché, alla fine, tutti sappiamo dov’è la culla del Kung Fu. Il Tempio Shaolin.



L'impellente Necessità di Unificare il Sistema


Negli ultimi anni il Tempio Shaolin ha lavorato intensamente per proporre un sistema standard unificato di gradi: il DuanPin (n.d.r). Una novità accolta con entusiasmo che ha rinnovato lo spirito di ricerca e la voglia di mettersi alla prova, elementi essenziali nella pratica del Kung Fu.

Centinaia di praticanti sono volati a Vienna quando la Shaolin Europe Association ha inaugurato i primi esami; è stata poi la volta dello Shaolin Xiu Cultural Center; infine, il sistema è arrivato ufficialmente anche in Italia grazie al Centro Cultura Shaolin Italia. Una grande opportunità per studenti e Maestri nostrani di essere esaminati sotto lo standard ufficiale del Tempio.

Ma emerge subito un problema…



Il Lupo Perde il Pelo, ma non il Vizio!


Se chiedessimo a dieci Maestri di dieci scuole Shaolin diverse di eseguire la “semplice” Qi Xing Quan, vedremmo dieci versioni differenti. Ma questo perché? La risposta è tanto semplice quanto radicata: è lo scotto da pagare nell'essere fedeli a un'arte Tradizionale che segue un lignaggio. Il Kung Fu Tradizionale segue sì una tradizione, ma soprattutto un lineaggio; e sappiamo tutti quanto i Maestri cinesi siano – comprensibilmente – molto gelosi del proprio.

Ciò porta a inevitabili differenze di stile, metodo, interpretazione. E questo diventa il primo ostacolo a un vero sistema unificato. Abbiamo fatto alcune ricerche e partecipato alle presentazioni dell'esaminazione tramite sistema DuanPin. Le evidenze raccolte mostrano che ogni Maestro a capo dei diversi Centri può creare un suo percorso per valutare e conferire i gradi. Il risultato? Un praticante che ha ottenuto un DuanPin a Vienna, se vuole continuare il percorso in Italia, rischia di dover ripartire da zero.



Fedeltà al Maestro o al Sistema?


Il mio Maestro, Shi Hu Shen – Alberto Battistiol, diceva: “Non chiamarmi Maestro, di Maestro ce n’è uno solo!”, indicando il cielo. Un insegnamento che risuona sempre più attuale: il rapporto Maestro-Allievo è prezioso, profondo, trasformativo. Ma non può essere anteposto all’insegnamento stesso.

Come insegna il Buddha: seguite il Dharma, non la persona.

È un invito a riflettere: se davvero vogliamo onorare la Tradizione, dobbiamo mettere da parte interpretazioni personali, ego, competizione e desiderio di apparire. Siamo esseri umani, e i nostri pensieri – anche quelli più “nobili” – passano attraverso filtri inevitabili.

Il nostro auspicio è semplice: che il Tempio Shaolin continui a sviluppare il sistema DuanPin fino a renderlo uno standard chiaro, condiviso e davvero internazionale. Uno strumento per valutare capacità e conoscenze con criteri unici e comuni, senza deviazioni individuali. Uno strumento per mettere davvero al centro il Dharma, e non le nostre proiezioni.


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